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16 Oct

La soluzione contro umidità di risalita o ascendente
Umidità di risalita o ascendente

La “capillarità” è un fenomeno fisico-chimico dovuto alle interazioni molecolari tra un liquido e un solido.
  A causa della loro natura dipolare, le molecole d’acqua vengono attratte da forze elettriche all’interno di microscopici canali detti capillari che originano il trasporto dell’acqua stessa dalle fondazioni alla superficie della muratura, dalla quale fuoriuscirà, in seguito, per evaporazione.
Il fenomeno dell’assorbimento capillare è inversamente proporzionale al diametro del “vaso”, o nel caso dei corpi murari, all’ampiezza delle cavità porose, delle dimensioni di un capello.
Durante il suo cammino verso l’alto, l’acqua scioglie e trasporta i sali incontrati nel percorso, presenti nel terreno e nella muratura, che sono una delle cause principali del degrado fisico degli intonaci.

La risalita capillare si arresta dove adesione capillare e forza di gravità si bilanciano. L’altezza della risalita, raggiunta dall’acqua, dipende dal tipo di materiale, dallo spessore della muratura, dalla velocità di evaporazione e dalla zona geografica.

In base alla natura del terreno, cambia la probabilità che si si verifichi il fenomeno della risalita capillare e la sua entità. Un terreno argilloso, ad esempio, offre una notevole “spinta” capillare, oltre a non drenare l’acqua meteorica. In questo caso, le fondazioni sono costrette al continuo contatto con l’umidità del terreno. Viceversa, un terreno ghiaioso non potrà mai essere veicolo di umidità di risalita capillare, in quanto drenante.

Nota bene:
Per favorire l’umidità di risalita capillare, i corpi e/o gli involucri murari debbono essere costituiti da materiali porosi ma non macroporosi; una muratura a sacco, discontinua, non può certo dare luogo al fenomeno; al contrario, in una muratura costituita con materiali compatti, poco porosi, può verificarsi la risalita capillare attraverso le malte di allettamento.


Manifestazioni saline (efflorescenze e subflorescenze)

Come sopra descritto, durante il processo di “aspirazione” che origina la risalita dell’acqua, la muratura viene “invasa” da sostanze saline, disciolte nell’acqua contenuta nei capillari.

Quando l’acqua arriva sulla superficie della muratura ed evapora, i sali si cristallizzano.
Se la cristallizzazione avviene in prossimità della superficie, determina la formazione di macchie bianche ben visibili, definita con il termine di “efflorescenze saline o salnitro”, se avviene invece fra muro e rivestimento, la pressione di cristallizzazione dei sali può causare stati tensionali (leggermente espansivi) in grado di prevalere sulla resistenza dei materiali. In questo caso siamo in presenza di “sub-efflorescenze saline”.
Talvolta può essere sufficiente una giornata umida per far sì che i sali, fortemente igroscopici, attirino il vapore acqueo atmosferico, fuoriuscendo sulle superfici degli intonaci, formando aloni visibili con sfarinamento delle pitture.

Fra i possibili interventi di risanamento riconosciuti efficaci nei confronti dell’umidità di risalita capillare, in funzione delle effettive esigenze da valutare caso per caso e sempre tenendo conto che la condizione essenziale per l’asciugatura del muro si verifica soltanto quando la quantità d’acqua che può evaporare è superiore a quella ascendente, possono essere annoverati: la costruzione di BARRIERE CHIMICHE ORIZZONTALI e la costruzione di INTONACI MACROPOROSI DEUMIDIFICANTI, molto spesso necessita la costruzione di entrambi i sistemi.

Barriera chimica orizzontale

La barriera chimica orizzontale, correttamente progettata e costruita, rappresenta un valido presidio contro l’umidità di risalita. L’obiettivo della barriera chimica è rappresentato dall’interruzione del flusso di migrazione dell’acqua nella muratura, attraverso l’impregnazione profonda di una sezione del tessuto murario, in grado di arrestare l’acqua di risalita. Il principio fisico utilizzato è rappresentabile con l’inversione del menisco dell’acqua contenuta nella microporosità della muratura opportunamente impregnate; in questo modo l’acqua è privata della motilità ascendente.

La procedura è basata sull’iniezione, in perforazioni appositamente progettate e realizzate, di specifici preparati, in forma di soluzione o gel (crema), caratterizzati da una spiccata capacità impregnante, idrorepellente e diffusiva. L’esecuzione, intesa come definizione del reticolo di perforazione e successione delle fasi di iniezione, deve avvenire sulla base di un preciso programma definito preliminarmente ed il reticolo di perforazione deve essere progettato in funzione della condizione di risalita dell’umidità, nonché delle caratteristiche morfologiche della struttura. Ove possibile, il prodotto da iniettare deve essere esente da lunghe attese di catalizzazione.
Sotto il profilo operativo la tecnica può essere schematizzata in una prima fase di predisposizione di fori circolari, di diametro, profondità e collocazione adeguate ed una seconda fase rappresentata dall’iniezione, a bassa pressione o per lenta diffusione, degli specifici preparati di impregnazione idrorepellente.

Come realizzare una barriera chimica orizzontale:
•    In base alla tipologia della muratura, solitamente la barriera chimica viene realizzata su una linea orizzontale; l’eventuale distanza verticale tra due linee orizzontali di fori, se prevista e opportuna, sarà compresa tra 15 e 20 cm.
•    Il diametro delle perforazioni è generalmente ridotto (mm 10/15) per i sistemi a bassa pressione mentre i sistemi a lenta diffusione richiedono fori con diametri più elevati ( mm 28).
•    Le perforazioni vengono effettuate con inclinazione non inferiore a 10°, ad una distanza media orizzontale di circa 15 – 20 cm (circa 5/6 fori/metro lineare).
•    La profondità, variabile con lo spessore della muratura, deve comunque interessare circa l’80% dello spessore murario.
•    L’intervento viene generalmente effettuato sul lato esterno della costruzione, alla minore distanza possibile dal piano di campagna e/o dalla pavimentazione (circa 10-15 cm).
•    Nel caso di strutture con spessore murario elevato (generalmente superiore a 50 – 60 cm) è necessario operare anche dall’interno per assicurare l’effetto di impregnazione globale.

In base alla natura dei materiali costituenti la muratura (solitamente murature di pietrame misto, poco o non assorbenti), può richiedersi la necessità di sfalsare le altezze dei fori nel muro al fine di conseguire la migliore distribuzione diffusiva del materiale impregnante.

Barriere chimiche a bassa pressione e/o a lenta diffusione:
I preparati di impregnazione più frequentemente utilizzati comprendono le resine metilsiliconiche in solvente, le resine siliconiche in solvente, le resine siliconiche in dispersione acquosa, le resine silaniche idrolizzabili, gli organosilossani oligomerici, gli alcossilossani in acqua ed in solvente e le microemulsioni di silani monomeri a basso peso molecolare. L’iniezione degli specifici preparati di impregnazione idrorepellente può essere effettuata a bassa pressione (pompaggio), a lenta diffusione a pressione atmosferica o mediante gel fornito in cartuccia estrudibile. In entrambi i casi l’erogazione deve raggiungere il completo assorbimento da parte del muro (sino a rifiuto).

•    L’iniezione a bassa pressione, caratterizzata da una più elevata velocità di intervento, richiede, oltre ad una scelta oculata del livello di pressione più adatto alla morfologia muraria da risanare anche controlli particolarmente attenti, sia in termini di omogeneità e completezza dell’assorbimento che in ordine al rischio di possibili dispersioni del preparato, attraverso fessure e cavità non preliminarmente identificate e successivamente riempite e/o bonificate.
•    L’erogazione a lenta diffusione presenta in misura minore le criticità accennate ma comporta tempi operativi prolungati.
•    La realizzazione della barriera chimica mediante inserimento di una crema concentrata a base di silani è efficacemente utilizzata in blocchi in laterizio forato (murature alveolate).


  Fonte: www.azichem.com


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